27 Gennaio

Preservare la memoria

Negare uno sterminio è continuare a perpetrarlo.

La memoria è una forma di empatia che ci mette in contatto con l’altro, anche quando non c’è più. Cancellare la memoria significa perciò abolire, annullare, sopprimere il prossimo con le sue sensibilità, i suoi dubbi, le sue debolezze e virtù.

 

La memoria, pur nella sua mutevole imperfezione, ha il pregio di essere un sottile filo conduttore che assicura la continuità nella vita. Interrompere, spezzare, cancellare la memoria equivale a uccidere noi stessi.

 

Come ha scritto Hannah Arendt, “la prima battaglia culturale è stare di guardia ai fatti”: preservare la memoria è dunque un atto decisivo perché è nella natura delle cose che ogni azione umana che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo possa ripetersi anche quando non appartiene a un lontano passato. Lo dimostrano le parole di una fra le più alte cariche dello Stato, pronunciate per esaltare i fondatori di un partito, emanazione diretta dei reduci di Salò. Reduci che contribuirono allo sterminio degli ebrei italiani e che difendevano i sani principi della razza derivanti dalle dottrine naziste sull’arianesimo.

 

Le leggi razziali fasciste e lo sterminio degli ebrei rimangono un’onta incancellabile nella nostra memoria di cittadini europei e del mondo. Impossibile da dimenticare.