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Fuori di testa, dentro la gioia

Nelle nostre Case nelle Dolomiti inizia una nuova stagione. E noi ci prepariamo ad accogliervi con la nostra consueta, elegante follia. Tra porte che si aprono, tè in infusione e sogni che ritornano, restiamo fedeli alla nostra montagna e a ciò che conta davvero. Questa non è un’offerta, è un saluto. Un invito a rallentare. A sentire. A esserci.

Cara montagna,


tienici fuori di testa.

Fuori dal corpo, all’aria aperta. Fuori dalle griglie, dai fogli Excel, fuori anche dalla compostezza formale. Perché noi Casa Costa desideriamo essere così: un po’ folli, un po’ disobbedienti agli standard classici.

 

Ti scriviamo oggi, primo giugno, mentre sotto di noi le città si preparano all’estate e tutti sognano di scappare. In alto, nelle montagne, c’è ancora un po’ di neve. I temporali sono frequenti. Nei boschi sentiamo un odore forte di vita. I ruscelli corrono veloci e l’erba sembra crescere ad ogni ora. Presto i contadini la falceranno. Noi stiamo riaprendo le Case nelle Dolomiti. Una camera alla volta. Un pensiero alla volta. Tutte le porte tornano ad aprirsi.

 

Ogni anno è così, quasi da sessant’anni. Dalla prima volta nel 1956 ad oggi. Era un mondo davvero diverso.

 

Ogni anno ci domandiamo se ne vale la pena di essere così presenti. O forse è la gioia che ci motiva a farlo.

 

Chi verrà davvero a trovarci? Sarà un viaggiatore o un passante? Vorremmo ospiti che venissero per inebriarsi di te, cara Montagna. Non veloci e rumorosi turisti. Che siano collaboratori, ospiti o fornitori vorremmo umani che si fermassero per te.

 

Ci chiediamo se ha ancora senso fare le scale con i bagagli, lucidare le stoviglie, piegare i tovaglioli, misurare la temperatura dell’acqua. Una volta la caldaia ci ha lasciati al freddo. Altro che nostalgia canaglia — canaglia la caldaia. Poi l’abbiamo aggiustata.

 

Poi ogni anno, a quella domanda diamo una sola risposta. Un SÌ pieno senza compromessi.
Una Cresima, un rito, una conferma laica silenziosa della missione che abbiamo scelto.

Ospitalità, come fosse mietitura. Si semina. Si aspetta. Si raccoglie con calma. E anche se la grandine arriva, anche se il vento ci tradisce, si riparte, perché siamo, da sempre, gente fuori di testa. Sì.


Siamo fuori di testa nel voler fare le cose bene anche quando nessuno le nota. Perché per noi è importante farlo.

Fuori di testa nel credere che ogni camera non sia solo una categoria, ma un luogo dove far sognare i nostri ospiti.

Fuori di testa nel pensare che accogliere non sia solo aprire una porta, ma rimettere ogni giorno il grembiule, come fosse la prima volta.
Fuori di testa nel voler ancora vedere le persone e conoscerle.

Fuori di testa perché — quando i ciclisti tornano sfiniti dal Gardena — li guardiamo come si guardano gli eroi. Anche se non indossano maglie rosa o gialle e non hanno medaglie al collo, anche se hanno faticato solo per sé stessi.

Fuori di testa perché scegliamo ogni giorno di restare in montagna, con le sue regole, la sua lentezza, la sua severità.

 

Cara montagna, se vedrò un ospite salire il tuo Sassongher in infradito, glielo ricorderò con ferma dolcezza: questa non è la sabbia di Miami Beach. Qui si sale con rispetto. E mentre il mondo parla di algoritmi, automazioni, ottimizzazioni, noi ci teniamo stretta la nostra intelligenza emotiva, viva, fragile. Ogni tanto qualcuno di noi piange pure, quando sbaglia, perché sbagliamo e poi ricominciamo.

 

Non siamo perfetti, la nuova suite ha preso tre nomi prima di avere quello definitivo perché nessuna parola sembrava giusta.

Anche per questo, caro ospite, questa è una lettera. Non è un’offerta, è solo un saluto, un invito, un augurio. Non sappiamo che estate sarà, forse calda o forse fredda. Forse bagnata e con il piumino anche a luglio. Ma sappiamo che ci saremo, che bello! A Corvara, a San Vigilio, in Toscana, con la nostra elegante follia. Con il tappeto messo dritto davanti alla porta, con il tè lasciato in infusione (senza limone per carità), con i petali di rosa nel wc.

 

A La Perla, al quarto piano, una porta è decorata con tappi di teiere -una per ogni infuso servito, una per ogni stagione passata, una per ogni teiera caduta a terra e rotta- ora diventati arte.

 

Al Ladinia tutto scricchiola e si cammina piano, ma si sorride forte.

 

Al Gran Fodà, il panorama aspetta occhi sinceri.

 

A La Posta, nella splendida Bagno Vignoni, il gorgoglio dell’acqua termale ci accompagna con dolcezza.

 

Noi vi aspettiamo così: con il grembiule addosso, la porta aperta, e lo sguardo attento.

 

E se a settembre, quando tutto sarà finito, potremo dire “è stata una stagione da fuori di testa”, allora vorrà dire che è andata bene. Essere folli a volte significa solo questo:
guardare il mondo con gli occhi pieni di gioia e lasciare tutto il resto fuori.

 

Benvenuti. Noi siamo aperti.

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