LA NEWSLETTER DI MICHIL

Benedetto primo aprile maledetto

Chi ci ha seguito negli anni, conosce la storia. Quel primo aprile è dentro me. Vive nelle teste e nei cuori di noi famiglia Costa.
È una cosa troppo grande per poter essere dimenticata. Il tempo rimargina le ferite, ma le grandi cose rimangono presenti nelle teste delle persone, e le ferite fanno di noi quello che siamo.

Chi ci ha seguito negli anni, conosce la storia. Quel primo aprile è dentro me. Vive nelle teste e nei cuori di noi famiglia Costa. È una cosa troppo grande per poter essere dimenticata. Il tempo rimargina le ferite, ma le grandi cose rimangono presenti nelle teste delle persone, e le ferite fanno di noi quello che siamo. Avrei dovuto andare a scuola, come ogni mattina, ma quella notte del primo aprile tutto cambia: i genitori che ci buttano giù dal letto, papà che mi dà in mano una piccola cassaforte: ‘Tienila stretta, ci rimarrà solo questo’, poi a saltare giù dal terrazzo, nella soffice neve. Tutt’intorno scene di panico: le fiamme che escono dalle camere, dal tetto, divorando tutto quel che trovano mentre i vigili del fuoco cercano gli idranti, nascosti da un’abbondante coperta bianca. Persone che girano seminude, altre che dopo pochi secondi di titubanza si buttano dai piani alti. Ambulanze, grida e sirene.

Le due ragazze, Doris e Fini invece non hanno il coraggio di buttarsi, scendono le scale. Di loro rimarrà una manciata di cenere. Il giorno dopo papà mi prende per mano, non è rimasto nulla del nostro albergo, che è anche la nostra Casa. La Casa dove giochiamo, dove noi fratelli passiamo il nostro tempo insieme ai genitori e agli ospiti, dove abitiamo. Nelle narici ho ancora quell’acre puzzo di fumo, negli occhi la distruzione totale. C’è rimasta solo una Madonna, incenerita, ma lei, statuaria, eccola lì davanti a noi, ancora in piedi, quasi a consolarci, o a dirci: Ci sono!

È stata dura negli anni seguenti: decine di processi, le assicurazioni che non ci hanno risarcito i danni, i fuori stagione senza acqua calda, il risparmio che diventa una forma di vita quotidiana. E poi i genitori che ricostruiscono, con tanti debiti e l’inflazione galoppante. Non ci è rimasto nulla di quella Casa, a parte quella cassetta che ho custodito stretto in quelle ore tragiche, c’erano dentro i gioielli di mamma.

Da quell’anno, il primo aprile lo dedichiamo a noi, alla nostra famiglia. Andiamo in pellegrinaggio a Pietralba, dove c’è uno dei santuari più belli del Südtirol Alto Adige, poi a pranzo, stiamo insieme, e quel funesto giorno lontano ma indelebile diventa un bel momento per stare tra di noi. E così è anche oggi. È un po’ come se quelle ferite fossero diventate le aperture nella parte migliore e più bella di noi. Benedetto primo aprile maledetto.

Il primo aprile è anche un momento per fare una sintesi di quel che è successo nelle nostre Case nei mesi passati. In Val d’Orcia il parco è diventato ancora più rigoglioso, e nella spa ora c’è una grotta di sale e i saloni si sono abbelliti. In montagna negli ultimi mesi invernali invece di neve ne abbiamo vista poca, ma le piste sono sempre state perfette, abbiamo lavorato tanto e bene. La grande novità in valle è certamente che il St. Hubertus, tre stelle Michelin, ha chiuso qualche giorno fa. I nostri colleghi del Rosa Alpina rifanno tutto l’albergo, diventerà più bello di prima, ma il dispiacere di non averli come punto centrale dell’ospitalità valligiana per un anno e mezzo c’è tutto. Una buona competizione è sempre sana, ci aiuta a rimanere vigili, a tenere alta l’attenzione. Torneranno, certo, più belli e forti di prima, così mi ha scritto Ursula Pizzinini Mahlknecht con un sorriso citando la pantera rosa: “Heute ist nicht alle Tage, ich komm wieder, keine Frage”. “oggi non è tutti i giorni, è fuor di dubbio: tornerò”. Con l’albergo nuovo tornerà un altro tipo di gastronomia, ma torneranno le tre stelle Michelin? A breve certamente no, e questo è un guaio. Per noi comunità è un guaio. Noi abbiamo bisogno delle eccellenze che ci guidano, delle tensioni che ci fanno stare su con le antenne, di sentirci messi alle corde perché vogliamo provare a essere competitivi. E ripeto ancora ciò che già ho detto: la nostra valle, i comuni, i consorzi turistici, non hanno mai ufficialmente ringraziato la famiglia Pizzinini e lo chef Niederkofler per quel che hanno fatto finora. E perché non l’hanno fatto, direte voi? La versione ufficiale dice ‘per tenere gli equilibri, per non volere scontentare altri, per dare il giusto valore anche agli affittacamere e alle pizzerie’. Soliti beceri discorsi. Vi garantisco: sentiremo la mancanza del rinomato ristorante tre stelle. Ma vi garantisco anche che ci impegneremo ancora di più, come famiglia e collaboratori, come persone che hanno fatto dell’ospitalità la loro vita, ce la metteremo tutta come prima e più di prima per fare stare bene chi ci visita e per trovare sempre le giuste e buone motivazioni nell’andare sempre più in direzione eccellenza. Perché la nostra Casa, anche se i miei fratelli e io non abitiamo più in albergo, rimane anche la vostra casa.

Ora però vi devo salutare. Vedo Mathias che sta parlando con gli operai, in pochi mesi rifaremo tutto l’ultimo piano, diventerà una suite bellissima con tanto di vista spaziale.

E ora concentriamoci nel fare una bella Pasqua. Sarà una Pasqua come ce la immaginiamo: piena di colori, di festa e di gioia. Bello questo mondo. Bello poter vivere dove le persone vengono a passare uno dei periodi più importanti dell’anno. Vi aspettiamo a Bagno Vignoni da subito, a Corvara da metà giugno in poi.

Un saluto caro

Michil Costa